Milano, 28 marzo 2012. Ha fatto registrare numeri importanti il primo anno di esercizio dell’innovativo servizio dedicato alle
mamme adolescenti attivato presso l’Ospedale San Paolo di Milano. In Lombardia infatti si è registrato un aumento di ragazze minorenni incinte che si sono rivolte ai consultori di circa il 30% nel 2010 rispetto al 2009 (da 253 ragazze a 350).
Il trend, nel 2011, almeno per quello che riguarda i dati relativi alle Asl di Milano, è invece in diminuzione. Il nosocomio milanese ha assistito nel 2009 181 neo mamme fino a 21 anni: di queste, 35 avevano fra 14 e 18 anni.
Per fare il punto a 12 mesi dall’avvio del progetto si è tenuto oggi un convegno presso la Fondazione Cariplo, cui ha partecipato anche l’assessore regionale alla Sanità, Luciano Bresciani.
L’ACCOMPAGNAMENTO – La maternità in adolescenza si collega ad alti fattori di rischio che rendono spesso complicata e difficoltosa la relazione fra madre e bambino. Anzitutto un rischio psicopatologico di tipo depressivo nelle mamme e poi quello di trascuratezza e maltrattamento del bambino. Per fronteggiare questi scenari, il San Paolo e la Fondazione Ambrosiana per la vita, con il supporto scientifico dell’Università Bicocca, hanno attivato un servizio di accompagnamento alla crescita per rispondere alle nuove esigenze a 360 gradi nei primi due anni di vita del bambino. Il servizio offerto prevede colloqui di accoglienza e ascolto per osservare le relazioni madre-bambino e uso del video feed back (videoregistrazioni), controllo dello sviluppo psicomotorio, screening del rischio psicopatologico e depressivo delle mamme.
Per situazioni particolari possono essere attivati anche interventi domiciliari.
SANITÀ DINAMICA – Bresciani ha sottolineato le parole chiave emerse dal progetto. Anzitutto la sanità che deve essere sempre
più dinamica “in grado cioè di adattarsi a bisogni che cambiano continuamente. Un tempo era normale partorire a 13 anni, oggi è
incredibile. Partorire da giovani è quasi una cosa strana”. Per questo Regione Lombardia riserva grande attenzione all’ambito
materno-paterno-infantile e quindi a maggior ragione, alle gravidanze in adolescenza.
LA PROCREAZIONE – La parola d’ordine per affrontarla nel migliore dei modi è “ancora una volta multidisciplinarietà, riservando un ruolo da co-protagonista anche ai padri. Un ruolo che deve essere complementare, sinergico e multidisciplinare perché diversi devono essere gli attori sinergizzati su un attore unico”.
IL RUOLO DELLE ASSOCIAZIONI – Bresciani ha sottolineato anche l’importanza di un’azione “sinergica fra pubblico e privato, cioè di tutti coloro che possono produrre utilità pubblica. Ecco quindi l’importanza delle reti di funzioni”.
INTERCETTARE IL DISAGIO – Uno dei temi emersi con forza è proprio quello della necessità di intercettare il disagio di queste nuove famiglie che, nella maggior parte dei casi, vivono situazioni di difficoltà e hanno un livello di istruzione piuttosto basso. Per l’assessore è fondamentale favorire “l’inclusione sociale dei più deboli e di coloro che lo possono diventare. Lo si deve fare partendo anzitutto da noi, che dobbiamo diventare capaci di cogliere le loro difficoltà e il loro disagio, sapendo però bene che non è affatto facile perché si nascondono. Quindi è fondamentale diventare capaci di dialogare e di comunicare in modo affettuoso, cosa che sicuramente non li farebbe sentire esclusi”.
PRIMI RISULTATI – Il primo anno di sperimentazione, sviluppato lungo queste linee, fa ben sperare: l’83% dei bambini ha sviluppato un attaccamento sicuro alle madri che, a loro volta e in molti casi, hanno accresciuto la propria sensibilità e capacità di comunicare coi bimbi.
L’assessore ha poi annunciato che, una volta assodato il successo dell’iniziativa, potrà anche essere replicata ed esportata.
Ufficio stampa Regione Lombardia
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