Milano, 15 marzo 2012. La Lombardia ospita un quarto degli stranieri in Italia (1.300.000). Gli irregolari sono in forte calo e i ‘clandestini’ restano stabili intorno a 116.000 circa.
La quota degli iscritti all’anagrafe sul totale degli stranieri presenti sul nostro territorio è cresciuta dal 70 per cento del 2001 all’83 per cento del 2011. Le acquisizioni di cittadinanza hanno invece raggiunto la quota di 15.000, a fronte delle 3.000 di nove anni fa. Cresce il numero dei proprietari di alloggi (era l’8 per cento nel 2001; oggi lo è il 22 per cento) e gli stranieri disoccupati sono sotto la soglia del 14 per cento tra la sola popolazione attiva.
Sono alcuni dei dati resi noti oggi dall’assessore alla Famiglia, Conciliazione, Integrazione e Solidarietà sociale Giulio Boscagli, nel suo intervento di apertura al convegno ‘L’immigrazione in Lombardia: famiglia motore di coesione sociale’, dedicato alla presentazione dell’XI Rapporto dell’Osservatorio regionale per l’integrazione e la multietnicità (Orim).
IMMIGRAZIONE MATURA – “Possiamo parlare insomma – ha commentato Boscagli – di una immigrazione matura. Stiamo compiendo tutti insieme i passaggi per una integrazione piena, che non è qualcosa da progettare e calare dall’alto, bensì da osservare in atto”. Un esempio su tutti: a fine novembre 2011 Orim ha mappato sul territorio lombardo 368 associazioni di immigrati attive, a fronte delle 304 realtà censite nel 2010 e delle 240 nel 2009.
“Un trend in crescita – ha aggiunto l’assessore – per quanto la diffusione sul territorio sia disomogenea. Si tratta di realtà che, appunto, non aspettano che sia l’amministrazione a pianificare dall’alto iniziative, ma si adoperano in prima fila per l’integrazione (il 44,5 per cento) e l’erogazione di servizi e aiuti ai cittadini immigrati (35,6 per cento), tra i quali la tutela dei diritti e l’assistenza legale (il 10,8 per cento)”.
DEMOGRAFIA – Come ogni anno il Rapporto dell’Orim affronta un tema specifico. Proseguendo lungo la linea tracciata nel 2011, quando l’attenzione era stata sui giovani tra i 15 e i 25 anni (la Lombardia è la prima in Italia per numero di studenti stranieri nelle scuole, con 173.051 iscritti, il 24,3 per cento del totale nazionale), il Rapporto Orim 2012 si occupa di famiglia e di demografia.
“A dimostrazione che l’immigrazione non è più qualcosa cui dedicare un comparto ad hoc della Pubblica amministrazione – ha sottolineato l’assessore -; il tema della famiglia ci costringe oggi a guardare nel suo complesso allo stato di salute della nostra società dal punto di vista del ricambio generazionale”.
L’Istat informa che nel nostro Paese il tasso di fecondità delle donne italiane è tale (1,32) che quello delle straniere (2,11) contribuisce ad attestare la media nazionale solo intorno all’1,41. Tra l’altro il Rapporto Orim del 2012 sottolinea che nella nostra regione si è verificata una contrazione anche nel numero totale di parti da donne straniere: 24.635 contro i 25.083 del 2009, così da far contrarre il numero totale di parti in Lombardia dai 98.261 del 2009 ai 96.169 del 2010.
“L’adattamento ai nostri modelli – ha detto ancora l’assessore – dunque è rapido, perché nel tasso di fecondità totale delle donne residenti non si riescono comunque a raggiungere i due figli per donna necessari al ricambio generazionale”.
FAMIGLIA – “Nell’osservazione del fenomeno familiare all’interno della popolazione di immigrati – ha aggiunto Boscagli – si scoprono tanti punti deboli che, a ben vedere, sono anche i nostri punti deboli”. Nel 45 per cento dei casi entrambi i genitori lavorano. Quando si verifica questa circostanza, aumenta il ricorso ai servizi, soprattutto della prima infanzia, al supporto e al sostegno delle reti etniche e alla partecipazione dei figli a luoghi educativi extrascolastici come possono essere oratori, centri sportivi, ecc. per circa 3
famiglie su 4. “Diventa quindi decisiva per noi – ha proseguito Boscagli – la consapevolezza della dimensione di genere nelle politiche di integrazione come nelle politiche sul lavoro tout court”. Da ricordare da questo punto di vista i progetti regionali ‘Certifica il tuo Italiano’ e ‘Vivere in Italia’, che hanno tenuto conto di una flessibilità d’orario e della possibilità di usufruire di un servizio di babysiteraggio nell’ottica di agevolare la partecipazione delle donne immigrate. Sul fronte sanitario, invece, è stato avviato ‘Cicogna’, un progetto che, attraverso la creazione di un canale di collegamento più diretto tra consultori e questura, mira a facilitare l’ottenimento del permesso di soggiorno per le donne in stato di gravidanza.
LAVORO – “Il Rapporto 2012 – ha concluso Boscagli – evidenzia la questione demografica come urgente e prioritaria per tutti noi.
Si è sempre sentito dire che abbiamo bisogno degli immigrati per sopperire alla carenza di braccia e di forza lavoro. Oggi possiamo affermare che abbiamo bisogno degli immigrati, perché, attraverso loro, scopriamo che lo sviluppo di una società non va considerato solo entro ristretti criteri economicisti, ma comprende l’aspetto umano, la possibilità di rimuovere quegli ostacoli che impediscono la formazione di una famiglia e la bellezza di mettere al mondo nuovi figli. Sebbene il contributo degli stranieri non è sufficiente per supplire alle carenze demografiche degli italiani, ci sta costringendo a prendere in considerazione il fatto che quella società che non guarda al futuro con fiducia e non è aperta alla trasmissione della vita è una società destinata al tramonto. E prima che al tramonto e al declino morale e culturale, è destinata a quello economico, perché una società sempre più composta da anziani e pensionati è una società che non è in grado di redistribuire la ricchezza al proprio interno e di sostenere i costi della convivenza”.
Ufficio stampa Regione Lombardia
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